In questa guida spieghiamo come disdire Eni Plenitude.
Come Disdire Eni Plenitude
Quando si parla di disdire Eni Plenitude conviene partire da una distinzione fondamentale tra cessazione della fornitura e cambio venditore. Nel primo caso chiedi la chiusura dei contatori e il contratto si scioglie perché la fornitura viene interrotta; nel secondo caso, invece, non devi inviare alcuna disdetta a Plenitude, perché il recesso è “tecnico” e lo gestisce direttamente il nuovo fornitore nell’ambito della procedura di switching regolata dall’Autorità. L’Atlante del Consumatore di ARERA lo precisa con chiarezza: dopo che hai scelto e sottoscritto la nuova offerta, è il venditore entrante ad attivare la procedura di cambio e la correlata cessazione del vecchio contratto; i cambi vengono eseguiti di norma il primo giorno del mese, e se la pratica è avviata entro il giorno 10, il passaggio decorre dal mese successivo, con tempi complessivi che in condizioni ordinarie oscillano tra uno e due mesi di calendario. Questo evita doppie richieste e riduce il rischio di interruzioni del servizio durante il passaggio.
Se il tuo obiettivo è chiudere davvero la fornitura, la richiesta va rivolta direttamente a Plenitude attraverso i canali ufficiali. La pagina “Disdetta del contratto e cessazione fornitura” conferma che la disdetta comporta la chiusura del contatore e indica i canali pratici: dall’Area Personale, recandoti in uno Store o telefonando al Servizio Clienti (800.900.700 da fisso; 02.444141 da mobile). La stessa pagina evidenzia una differenza operativa importante: per il gas è necessaria l’uscita di un incaricato che sigilli il contatore, mentre la chiusura del contatore elettrico può essere effettuata da remoto. Sono dettagli che incidono sui tempi di esecuzione e aiutano a programmare la data di rilascio dell’immobile o del locale.
I tempi tecnici di cessazione non dipendono solo dal venditore ma anche dal distributore locale, e sono regolati da standard di qualità fissati da ARERA. Il venditore che riceve la tua richiesta deve trasmetterla al distributore entro due giorni lavorativi; il distributore, a sua volta, deve disattivare la fornitura entro cinque giorni lavorativi dalla ricezione. Se il ritardo è imputabile al distributore, scatta un indennizzo automatico a tuo favore: 35 euro per i clienti domestici, che raddoppiano o triplicano quando il ritardo supera il doppio o il triplo del tempo standard. Queste regole, nate per tutelare il consumatore nella fase di chiusura, sono espresse in modo puntuale nelle schede dell’Atlante dell’Autorità.
La chiusura amministrativa del rapporto contrattuale si perfeziona con la cosiddetta “bolletta di chiusura”, il documento che conguaglia i corrispettivi fino alla data di disattivazione e veicola, ove presente, la restituzione del deposito cauzionale. Anche qui la cornice è regolata: il cliente deve ricevere la bolletta di chiusura entro sei settimane dalla cessazione; per rispettare questo termine, il venditore deve emetterla al più tardi otto giorni prima dello scadere delle sei settimane (o due giorni prima se l’invio è elettronico). Se la bolletta arriva oltre i termini, è dovuto un indennizzo automatico nella stessa bolletta, pari a 4 euro per i primi dieci giorni di ritardo e maggiorato di 2 euro ogni ulteriori dieci giorni, fino a un massimo di 22 euro. Questi paletti temporali impediscono che la chiusura resti sospesa troppo a lungo e assicurano una tutela economica concreta in caso di ritardi.
Il deposito cauzionale, se presente, è fruttifero e, per disposizione regolatoria, deve essere restituito alla cessazione del contratto o quando attivi la domiciliazione dei pagamenti, maggiorato degli interessi legali maturati; la restituzione non può essere subordinata alla produzione di ricevute che provino l’avvenuto versamento. L’Autorità lo chiarisce in più punti del proprio Atlante e specifica che la restituzione è normalmente ricompresa nella bolletta di chiusura. Conoscere questo aspetto è utile per verificare che, alla fine del rapporto, ti sia riconosciuto quanto dovuto senza dover presentare richieste aggiuntive.
Capita spesso di dover scegliere tra cessazione, voltura o subentro. La voltura è il cambio di intestatario senza interruzione della fornitura; il subentro è la riattivazione dopo una cessazione con contatore chiuso. Se lasci l’immobile e sta entrando un nuovo inquilino o proprietario, la voltura evita spegnimenti e costi di riattivazione; se, invece, nessuno subentra, la cessazione con chiusura del contatore è la strada corretta. Dal 30 settembre 2021, per la sola elettricità, esiste anche la “voltura con cambio fornitore” in un’unica procedura: puoi cambiare nome sul contratto e, insieme, scegliere un nuovo venditore, semplificando tempi e passaggi. L’Autorità ha comunicato ufficialmente questa semplificazione, nata proprio per gestire in modo più lineare traslochi e cambi di fornitore.
Oltre alla disdetta “fisiologica”, esistono tutele specifiche per chi ha sottoscritto un contratto e poi ci ha ripensato o per chi contesta un’attivazione non voluta. Plenitude dedica una pagina al diritto di ripensamento che, in coerenza con il Codice del Consumo e con le condizioni generali, riconosce 14 giorni dalla conclusione del contratto per gli acquisti effettuati a distanza (online o telefonici) e, come politica più ampia, 30 giorni per i contratti sottoscritti attraverso gli altri canali commerciali. Il ripensamento è senza costi e senza obbligo di motivazione; Plenitude mette anche a disposizione un modulo PDF da inviare alla Casella Postale 71 di Peschiera Borromeo o attraverso l’Area Personale (“Scrivici”). Se l’attivazione non è stata voluta, il portale ufficiale distingue tra “disconoscimento” e “contestazione”, prevedendo il blocco dell’attivazione o il ripristino del precedente fornitore alla prima data utile, con applicazione della tariffa agevolata prevista dalla normativa per i consumi del periodo contestato. Sono strumenti diversi dalla disdetta, ma spesso risolvono più rapidamente le criticità legate a vendite non trasparenti.
Quanto ai canali per comunicazioni formali e tracciate, oltre ai percorsi digitali e telefonici la società pubblica recapiti postali e di posta elettronica certificata che puoi utilizzare quando desideri prova dell’invio e della ricezione. Nei propri contenuti informativi Plenitude indica, ad esempio, la PEC clienti@pec.eniplenitude.com e la Casella Postale 71 – 20068 Peschiera Borromeo (MI) per lo scambio di istanze e modulistica; la pagina “Contatti” riassume inoltre i canali attivi per l’assistenza. Ricorrere a PEC o raccomandata è particolarmente utile quando chiedi una cessazione con data certa o quando inoltri contestazioni e reclami.
Sul piano dei costi, va tenuto distinto ciò che accade nello switching e ciò che accade nella cessazione con chiusura dei contatori. Nel cambio venditore non si pagano “penali di uscita” verso il precedente fornitore: il vecchio contratto si chiude automaticamente alla data di passaggio e riceverai la bolletta di chiusura per i corrispettivi maturati fino a quel momento, secondo le tempistiche viste sopra. Nella cessazione con disattivazione, invece, possono esserci corrispettivi tecnici e amministrativi legati alla prestazione richiesta e agli oneri del distributore; questi importi, quando dovuti, vengono esposti nella bolletta di chiusura. In ogni caso restano ferme le tutele sugli standard di qualità e sugli indennizzi automatici per ritardi nella disattivazione o nell’invio della fattura finale. Le indicazioni ufficiali di ARERA, pensate per rendere omogenea l’esperienza degli utenti a prescindere dal marchio, rappresentano la bussola normativa di riferimento.
Per disdire Plenitude senza intoppi è quindi decisivo allineare il percorso all’obiettivo. Se stai semplicemente cambiando offerta e venditore, rivolgiti unicamente al nuovo operatore: è lui che, per regola di sistema, attiva lo switching e comunica il recesso a Plenitude, con decorrenza di norma al primo giorno del mese utile e tempistiche medie di uno-due mesi. Se invece lasci l’immobile e nessuno subentra, richiedi la cessazione a Plenitude dai canali ufficiali e tieni conto che il venditore inoltra l’ordine al distributore entro due giorni lavorativi e che la disattivazione deve avvenire entro cinque giorni lavorativi, con indennizzo automatico se si sfora. Dopo la cessazione, atteso che il deposito cauzionale è fruttifero e va restituito con gli interessi legali, monitora la ricezione della bolletta di chiusura entro sei settimane e verifica che eventuali indennizzi per ritardi siano accreditati direttamente nello stesso documento. Se hai sottoscritto a distanza e sei ancora nella finestra di ripensamento prevista dalla pagina ufficiale di Plenitude, esercita quel diritto usando l’apposito modulo o l’Area Personale; se ritieni che l’attivazione sia avvenuta senza la tua volontà, valuta l’uso degli strumenti di disconoscimento/contestazione messi a disposizione sul portale. In tutte queste varianti, le pagine ufficiali di Plenitude e le schede dell’Atlante ARERA offrono riferimenti aggiornati, trasparenti e verificabili per tutelare tempi, costi e correttezza della procedura.
Modulo Disdetta Eni Plenitude PDF
Di seguito viene messo a disposizione un modulo disdetta Eni Plenitude PDF.